domenica 28 agosto 2011

Telefonare in casa con segnale cellulare debole


Un’evenienza tutt’altro che inusuale anche con la tecnologia del giorno d’oggi.
Il segnale cellulare deve infatti rispettare rigidi parametri per non essere dannoso per la salute, valori di segnale che anzi sono sempre più restrittivi per essere sempre più adeguati al rispetto della salute umana, aspetto sempre più sentito soprattutto nei paesi più civili ed avanzati tecnologicamente.
E’ così che quindi le nuove tecnologie non devono soltanto erogare potenze e quantità più elevate, ma soprattutto devono avere la qualità e le soluzioni tecniche più evolute per ottenere il massimo risultato di copertura rete con il minimo inquinamento.
Non trascurabile è anche il fatto che la minor potenza radio necessaria grazie a telefoni ed antenne sempre più sensibili e performanti si traduce in un risparmio anche economico.
Così però succede che la minor potenza imposta dalle regole sull’inquinamento radio, e le logiche economiche fanno si che alcune zone d’Italia risultino poco raggiunte dal segnale mobile, oppure che in condizioni avverse per la diffusione del segnale, come all’interno delle abitazioni, sia difficile telefonare o mandare sms con il proprio operatore cellulare.
Timidi sono stati finora i tentativi delle aziende erogatrici del servizio telefonico cellulare di proporre soluzioni dedicate al singolo utente finale.
Vodafone tuttavia è da poco tempo arrivata a proporre un dispositivo che se tecnicamente valido potrà risultare interessante, almeno a giudicare dalle funzionalità che si promette di offrire.
In effetti troviamo al momento in vendita sul sito di Vodafone due modelli di questo dispositivo, uno destinato ad abitazioni e piccoli negozi, fino a 90 metri quadri, l’altro adatto per aree più vaste, come interi edifici su più piani.
Si tratta dei Vodafone Booster, apparecchi già lanciati in precedenza su mercati come ad esempio quello della Gran Bretagna, ed ora approdati anche in Italia.
Il funzionamento è il seguente: l’apparecchiatura, delle dimensioni di un comune router wifi, si connette alla normale Adsl su rete fissa, di qualunque operatore.
Dopodichè utilizza questa stessa Adsl per veicolare le telefonate ed i messaggi che normalmente inviamo con il telefonino.
Semplicemente il Booster emette e riceve lo stesso segnale radio che il nostro cellulare o smartphone utilizza normalmente quando comunica con le classiche antenne ripetitrici degli operatori.
Solo che in questo caso il ripetitore è il Booster che piazziamo direttamente in casa nostra e che offre il suo segnale radio su piccole superfici, e se lo desideriamo soltanto ad alcuni numeri telefonici, ad esempio a quelli di chi abita in casa nostra.
Quando telefoniamo non troveremo più un debole segnale o nullo, perché il nostro telefono si connetterà al nostro piccolo ripetitore domestico, e le chiamate transiteranno poi su internet tramite la normale Adsl.
La cosa ricorda un po’ il funzionamento del Voip, tecnologia che permette di telefonare via internet sfruttando la normale connessione, servizio ad esempio possibile con Skype.
Il Vodafone Booster è però utilizzabile solo con telefoni Umts, non con i vecchi cellulari con solo il Gsm.
Non si tratta quindi di un classico ripetitore Gsm o Umts, come quelli esposti da noi in precedenza, dove il segnale radio veniva captato dall’esterno, ovvero dai normali ripetitori e poi rilanciato appunto in casa o nell’edificio interessato, passando sempre dalle normali antenne degli operatori mobili già presenti.
Qui le telefonate passano sull’Adsl, e questo potrebbe far risvegliare discussioni antiche sull’utilizzo della connessione internet.
Bisognerà stare a vedere come reagiranno gli operatori che forniscono Adsl e che si vedrebbero così costretti a veicolare in pratica il traffico telefonico di un altro operatore, cioè in questo caso della Vodafone.
Ma su questa tematica abbiamo ritenuto opportuno continuare in un altro articolo, che comprende anche delle riflessioni in tema di normative italiane.
Ricordiamo tra l’altro che le due versioni della Vodafone Booster costano rispettivamente 169 euro il modello da 90 mq di copertura e 549 euro quello più esteso da 500 mq massimi di copertura.
Entrambi permettono non solo chiamate ed sms, ma anche navigazione internet, supportando rispettivamente fino a 4 e sino ad 8 connessioni contemporanee alla rete internet appunto, anche tramite chiavetta internet key.
Anche qua si possono decidere ed impostare i numeri telefonici delle sim che possono avere accesso al Booster, un po’ come si decide quali pc possono accedere ad un router wi-fi, limitando l’accesso ad esempio a vicini di casa oppure a persone che si vogliano intromettere per sfruttare la nostra adsl.

E’ legale il Booster di Vodafone?


Non vogliamo qui dare una risposta certa, ma solamente discutere di opinioni diverse in merito, basandoci su quanto si riesce a carpire dalle norme italiane in materia.
In definitiva sembrano esserci delle regole che impongono l’obbligo di installazione di dispositivi connessi alle reti pubbliche, come è quella di telefonia fissa e quindi l’Adsl, da parte solamente di tecnici iscritti ad un apposito albo.
Vodafone non parla di ciò sul suo sito, ma effettivamente l’applicazione di una norma del genere imporrebbe allora l’installazione di qualsiasi router wifi domestico da parte di un tecnico, secondo alcuni.
Ipotesi che sempre secondo alcune persone sembra irrealistica, anche perché la stessa nuova normativa dovrebbe riguardare solo dispositivi che connettono più di 10 punti di connessione finale e non i dispositivi più semplici, come i router, dispositivi cioè che richiedono operazioni di installazione molto semplici come il solo inserimento di un connettore di rete.
Forse per questo motivo anche per il dispositivo Vodafone Booster non vi sono indicazioni particolari in merito, trattandosi in pratica di un dispositivo simile al router e destinato all’uso domestico, che dovrebbe in definitiva consentire non più di 10 punti finali di connessione.
Ma i nostri sono solo voci raccolte in rete, senza volere certo prendere posizione o dare pareri qualificati su tematiche così delicate.
La tematica invece più leggera, si fa per dire, è quella forse meno strettamente di tipo legale, ma più vicina al modo di interpretare le regole di internet, ed alle convinzioni contrastanti sul lecito utilizzo della rete.
Un po’ come per lo scambio di files tramite p2p, ognuno dovrebbe poter veicolare ciò che vuole su internet, secondo alcuni, mentre altri sostengono che vadano messi dei filtri a tutela delle risorse di navigazione di tutti gli utenti.
Ad esempio alcuni operatori, pur senza violare direttamente la privacy dei clienti, bloccano alcuni tipi di traffico, come appunto i protocolli p2p, per esempio eMule.
Ciò evita l’intasamento della rete da parte di pochi utilizzatori che scaricherebbero enormi quantità di dati a scapito di altri che hanno un utilizzo più regolato di internet.
Secondo alcuni ciò limiterebbe però la libertà di navigare, o addirittura la privacy.
Difficile anche qui dare una risposta certa su opinioni diverse.
Una cosa simile avverrebbe con la Vodafone Booster, che utilizza seppur in modo indiretto le reti di altri operatori per far transitare il proprio traffico telefonico.
Anche in questo caso è comunque l’utente finale a decidere di far passare le chiamate Vodafone sull’adsl di altri gestori, e quindi è il cliente che dovrebbe poter transitare i dati che vuole sulla propria adsl, ma il discorso è ovviamente molto più complesso e spinoso.
Per ora non vi sono risposte precise, ma queste sono le possibili problematiche che si potrebbero presentare in futuro, sulla terra di internet, un territorio dove i confini di competenza dei regolamenti sono spesso labili e confusi.

sabato 27 agosto 2011

Google instant mi rallenta la connessione


Anche se l’utile strumento di ricerca è rapido e veloce, può capitare di avere una connessione lenta o con problemi, e quindi instant può divenire una palla al piede.
Se la connessione internet non è stabile infatti, può avvenire che sia particolarmente fastidioso digitare le parole chiave nella barra di ricerca di Google, perché interviene subito Instant, e tenta di caricare le pagine relative ai risultati, cosa che non riesce bene se si hanno problemi alla connessione.
Nonostante sia normalmente utile e rapido usare Google con Instant attivato, in casi come quelli citati sopra è meglio disattivare Instant, per evitare confusioni e rallentamenti nella navigazione web.
Ma come fare a disattivare Instant?
Basta cliccare sul simbolo dell’ingranaggio, presente in alto a destra nella pagina iniziale di Google, per aprire la pagina delle opzioni di Google, e cercare quindi la casella di selezione relativa a Google Instant, che troveremo quasi a fondo pagina.
Qui è quindi molto facile cliccare sulla casella stessa, mettendo o togliendo il segno di spunta, e attivando oppure disattivando quindi l’utilizzo dello strumento offerto da Google.
Nel caso in cui, riconnettendosi in seguito, si ritrovi Google Instant attivato, basterà seguire il procedimento sopra descritto e disattivare nuovamente il plugin.
Chi invece possiede un account Google potrà salvare l’impostazione preferita, che agirà nel modo prescelto ogni volta che si utilizzerà il motore di ricerca dopo essere normalmente entrati nel proprio account.
Altre sono però le preferenze personali che vengono memorizzate dal celebre motore di ricerca, quando lo si utilizza dopo avere effettuato l’accesso al proprio account Google.
Se possedete un Google Account, cliccate qui per leggere l’articolo relativo alla privacy di Google Instant.

Google memorizza le nostre preferenze Google Instant


Non vi è niente di male o di strano in questo, ma forse pochi lo sanno e qualcuno vuole magari disattivare questa possibilità, perdendo comunque anche gli effetti positivi di questa impostazione.
Infatti quando accediamo al nostro account di Google ed effettuiamo delle ricerche con Google stesso, quest’ultimo memorizza le parole che ricerchiamo, in modo da velocizzare le nostre ricerche per ciò che riguarda le keywords che cerchiamo più spesso.
Tramite Google Instant si attiva infatti una sorta di completamento automatico, come quello che troviamo nel nostro programma di navigazione internet, scrivendo nella barra degli indirizzi l’indirizzo web di un qualsiasi sito.
In base alle nostre ricerche passate, scrivendo le prime lettere delle parole o frasi che vogliamo trovare, il nostro browser completa automaticamente tutta la parola che stiamo scrivendo, prima ancora che finiamo di scriverla.
Google Instant fa un po’ la stessa cosa, sulla base delle ricerche compiute mentre eravamo connessi al nostro account Google.
Il famoso motore di ricerca con la massima trasparenza ci permette comunque di togliere questa funzione, facendo così in modo che le nostre preferenze personali non siano memorizzate da Google.
Un po’ la stessa cosa che possiamo fare con Internet Explorer, Firefox, o altri browser comunemente usati.
Togliere il completamento automatico di Google Instant basato sulle nostre preferenze è possibile, andando sulle opzioni dell’account e togliendo il segno di spunta alla voce relativa, che si trova immediatamente una volta entrati nella pagina delle opzioni stesse.